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Proposta shock del delegato al decoro urbano del comune di Civitavecchia Ruggero Cosimi. L’articolo 90 della giunta Cozzolino ha proposto attraverso il gruppo social del Movimento Cinque Stelle di denunciare tutti i possessori di cani che fanno la pipi sulle automobili, o sui palazzi, appellandosi al codice penale. In particolare l’articolo 639 che parla di Deturpamento e imbrattamento di cose altrui.
Nell’articolo del codice penale vengono citate anche le pene: se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro. Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro.
Pur comprendendo la volontà di mantenere pulita la città, resta difficile immaginarsi possessori di cani immolarsi al solo movimento delle zampe posteriori dei propri animali domestici, magari nei pressi delle auto, rischiando mesi di carcere, in caso di mancato salvataggio della ruota.
Una proposta che ha fatto sollevare un mare di polemiche tra seguaci e oppositori della giunta.
Fonte: Civonline.it
Una notizia datata ma curiosa:
Il cittadino aveva già usato la busta: illegittima l’ipotesi di colpa presunta.
Era stato multato di 200.000 lire dai vigili perché non aveva con sé la paletta per raccogliere gli escrementi del proprio cane, ma il giudice di pace ha annullato la sanzione perché il Comune non è stato in grado di dimostrare la sua "colpevolezza". Questa la sentenza emessa nei giorni scorsi dal dottor Mario Alario, che ha accolto l’opposizione di un cittadino, contravvenzionato in base all’ordinanza emessa dall’allora sindaco Pietro Tidei nel maggio del ’96 e tuttora in vigore. Essa prevede appunto l’obbligo per i padroni di cani di uscire con gli strumenti necessari per rimuovere le deiezioni dei propri animali. E se si viene trovati senza scatta automaticamente la multa. Ma questo principio, secondo il giudice di pace, è illegittimo. Questo perché la legge non contempla l’ipotesi di colpa presunta.A maggior ragione nel caso esaminato, visto che quando il cittadino fu fermato e trovato senza attrezzatura, invitò i vigili a guardare nel vicino cassonetto, dove aveva appena gettato la busta con gli escrementi del cane. Ma gli agenti rifiutarono il controllo, sostenendo di non essere tenuti a farlo, e multarono l’uomo della somma prevista dall’ordinanza, cioè 200.000 lire. La sentenza del dottor Alario è destinata a fare giurisprudenza, almeno nel microcosmo civitavecchiese (ma casi simili sono segnalati anche in altre città italiane). Naturalmente il giudice non propugna l’impunità di chi permette ai propri cani di sporcare le strade, ma con il suo giudizio invita implicitamente l’amministrazione a rivedere un’ordinanza lacunosa.
Oltre alla flagranza dell’infrazione (cioè il cane sorpreso dai vigili a fare i suoi bisogni senza che il padrone intervenga per rimuoverli), per rendere efficiente ed equo il provvedimento del Comune, a suo parere dovrebbero essere aggiunti almeno due casi attualmente non previsti. Anzitutto la possibilità per il cittadino di dimostrare di aver usato e gettato negli appositi contenitori gli strumenti per la raccolta degli escrementi, proprio come aveva fatto il ricorrente. Inoltre il giudice suggerisce che l’ordinanza imponga di essere in possesso di una congrua quantità di attrezzatura in modo che abbia con sé sempre una busta di riserva. In assenza di queste modifiche, e a meno che non ci sia la flagranza, il giudice ritiene che il cittadino non sia punibile, proprio perché la sua responsabilità non è dimostrabile.
Da: Il Messaggero, 15 maggio 2002
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